forse sarebbe opportuno almeno fare come gli Stati Uniti e congelare tutte le partecipazioni....


È quanto si legge in una nota del finanziere Ben Ammar, che scioglie così il nodo della presenza o meno dei fondi libici nelle sue società di produzione cinematografica. «Devo ricordare che Quinta Communications S.A. Francia non ha poi nessuna liason con l'emittente televisiva Nessma, in quanto controllata dai fratelli Karoui, da Prima Tv e da Mediaset», aggiunge Ben Ammar.
La stessa Lafi Trade detiene una partecipazione azionaria in Eni, comunque inferiore al 2%, altrimenti risulterebbe dalle comunicazioni obbligatorie alla Consob. «Lafi Trade - si legge nel comunicato - come molti fondi sovrani arabi nel mondo ha partecipazioni oltre che in Quinta Communications S.A. Francia (in cui sono presenti con il 10%)», anche in molte altre società: fra le italiane Ben Ammar cita appunto «Eni, Finmeccanica, Unicredit, Juventus, Retelit e Oplcese», mentre nel mondo la lista è evidentemente molto più lunga. «Negli Stati Uniti: Chevron, Exxon Mobil, Hallyburton, Honeywell, Pfizer e Xerox; nel Regno Unito Bp, GlaxoSmithKline, Pearson, Royal Dutch Shell, Standard Chartered e Vodafone; in Francia Alcatel Lucent, Edf, Lagardere, Vinci e Bnp Paribas; Siemens in Germania; in Russia Norilsk e Rusal; in Spagna Repsol e in Svizzera la Nestlè.
«Tarak Ben Ammar, con correttezza - ha commentato Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli alla Camera dei Deputat - precisa che Lafitrade (la società detenuta dal fondo sovrano libico riconducibile a Muammar Gheddafi) non è presente nel capitale di Quinta Communications Italia. Lo stesso imprenditore franco-tunisino, tuttavia, ribadisce che Fininvest e Lafitrade sono soci nella primaria società francese di produzioni televisive e cinematografiche Quinta Comunications. Nessuna polemica, da parte mia, sul passato. Resta però da capire quanto sia opportuno che il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana resti oggi socio in affari di Gheddafi».
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